le speranze per l’anno che verrà
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29 dicembre 2023
“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome sei troppo lontano, più forte ti scriverò”.
Tutte le volte, nei giorni che precedono la fine di un anno, mi viene in mente il brano di Lucio Dalla, “L’anno che verrà”, e poi provo a viverla con gli amici più cari tra riflessioni, preoccupazioni e sogni.
Un brano nostalgico che racchiude in sé anche tutta la passione della vita.
E oggi mi viene di farlo anche con voi, per condividere pensieri e speranze per l’anno che verrà.
Partiamo da quello che sta volgendo al termine. Che si parli di politica, diritti o ambiente, il 2023 è stato un anno molto complesso. Ho scelto gli eventi più significativi per il nostro futuro.
Il 2023 ha rappresentato la continuazione di una guerra atroce, quella Russo-Ucraina e l’inizio di un’altra, sempre atroce, sulla striscia di Gaza.
Il 7 ottobre 2023 l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha sferrato un attacco senza precedenti contro Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo in ostaggio centinaia di civili. Nel giro di poche ore Israele ha dato il via a un’offensiva militare via terra, aria e acqua contro la Striscia di Gaza. In due mesi e mezzo sono state uccise oltre 20mila persone, di cui il 40 per cento bambini. Circa metà degli edifici della Striscia di Gaza sono stati distrutti. Le Nazioni Unite hanno parlato di “rischio genocidio del popolo palestinese”. Lì non esiste più un luogo sicuro.
Le TV e internet sono il nostro filo comunicatore con quei posti, che ci sembrano tanto lontani, ma che in realtà dovremmo sentirli più vicini, per cominciare a comprendere i perché di due guerre devastanti che spezzano le vite di bambini innocenti.
Luci e ombre; speranze e disillusione, polemiche e sospetti: anche il clima è stato uno dei temi ormai arrivati al culmine delle discussioni.
Il 13 dicembre 2023 la ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop28 di Dubai, si è conclusa dopo trattative estenuanti che hanno portato a un testo che ha una caratteristica indiscutibile: nei passaggi fondamentali, a cominciare da quelli relativi alla transizione energetica e al futuro delle fonti fossili, le parole scelte sono interpretabili. Il che lascia aperta ogni possibilità: dipenderà ancora una volta dai governi se il clima della Terra sarà tutelato o meno. E la prossima conferenza, la Cop29, si terrà in Azerbaigian, Paese che ha dato il via a un’operazione militare lampo contro il Nagorno-Karabakh, stato separatista situato in territorio azero ma abitato per la maggior parte da persone di etnia armena. Le autorità locali si sono arrese e la guerra che andava avanti da 30 anni, con un bilancio di circa 30mila morti, si è conclusa. Migliaia di armeni sono fuggiti dalle loro case per paura di subire violenze e discriminazioni da parte delle forze dell’Azerbaijan.
Tra luglio e agosto, il Canada è stato devastato da centinaia di incendi enormi che hanno bruciato milioni di ettari per settimane. Migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. Siccità e temperature alte hanno contribuito a generare e far crescere gli incendi: la “mano” dei cambiamenti climatici si fa sentire ovunque nel mondo.
Il 26 febbraio un’imbarcazione con a bordo 180 persone migranti è naufragata a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Cutro, in provincia di Crotone. Sono morte almeno 88 persone, tra cui molti bambini. Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Unione europea, aveva segnalato la presenza della barca alle autorità italiane, che però non sarebbero intervenute prontamente in soccorso delle persone in difficoltà.
Il 4 luglio l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che fa capo alle Nazioni Unite, ha approvato il piano del Giappone che prevede il rilascio nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo e ora contenuta nella centrale nucleare di Fukushima.
A novembre, quando mancano ancora quasi due mesi alla fine dell’anno, gli scienziati spiegano che il 2023 è destinato a rimanere alla storia come l’anno più caldo mai vissuto finora dall’umanità, almeno da quando le temperature vengono registrate con regolarità. Il riscaldamento globale, figlio di un modello di sviluppo insostenibile basato sui combustibili fossili e dell’inazione dei governi per la transizione, sembra entrato nel vivo delle sue esternazioni estreme.
Nel mese di maggio gravissime alluvioni hanno colpito l’Emilia-Romagna che, per alcuni giorni, si è trasformata in una palude. Il disastro, senza precedenti per portata e dimensioni, ha fatto registrare 17 morti, oltre 20mila sfollati e cifre impressionanti: a Faenza l’acqua ha superato i 6 metri in altezza. La superficie di territorio del comune di Ravenna che è stata evacuata è pari a 10.873 ettari.
I danni che si sono potuti contare, finora, ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Un’enormità se confrontato allo stanziamento di meno di 1 miliardo di dollari promesso dalla comunità internazionale per il fondo sulle perdite e i danni, alla Cop28.
Tanta violenza, quella ecologica e quella delle guerre. Come quella dei femmicidi che hanno brutalmente caratterizzato ancora un altro anno.
Sono 118 le donne uccise dall’inizio dell’anno, un vero e proprio bollettino di guerra, un bilancio drammatico e una media spaventosa: praticamente un femminicidio ogni tre giorni. Come confermato dai dati del Viminale, di tutte le vittime del 2023, 96 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Emblematica la storia di Giulia Cecchettin, la giovane laureanda atrocemente strappata alla sua vita dal suo ex fidanzato.
Ne abbiamo parlato tanto, di tutti i temi, di tutte le sfaccettature psicologiche e storiche relative ai vari argomenti, ma cosa ci porterà il 2024? Un nuovo evento catastrofico? Una nuova guerra? La storia non ci è forse servita ad imparare?
Forse potremmo partire dalle nostre piccole grandi guerre locali, pensare a non usare più la violenza, anche verbale, verso il nostro vicino o il nostro avversario politico o il nostro collega.
Come potrà arrivare una vera pace nel mondo, se l’odio parte da noi?
L’arrivo del 2024 sarà festeggiato in tante città del mondo, tranne quelle invase dalla guerra. Allora, per questo nuovo anno, pensiamo a loro, ai bambini a cui qualcuno stat rubando il futuro, proviamo a ricostruire la pace a partire da noi stessi e dalle guerre personali che ci conducono a fare del male all’altro.
Allora, cari amici, continuiamo a sperare come diceva Dalla, ma proviamo anche a cambiare questo mondo, con dei piccoli gesti di pace e rispetto!
Vi auguro uno splendido 2024!
Libera Scirpoli