quelli che restano e la sana economia che pure c’è

6 gennaio 2023

Anche queste feste natalizie volgono al termine e portano via con sé momenti speciali in famiglia e con gli amici del cuore.

Tanti buoni propositi per l’anno appena iniziato e tanta nostalgia per le luci dell’albero più bello.

La provincia di Foggia si sta rendendo sempre più protagonista delle feste appena trascorse con le città che si sono vestite a festa: mercatini allestiti per le vie dei borghi, vere e proprie trasformazioni con giochi di colori che donano nuove luci alle strade e aiutano a entrare nell’atmosfera natalizia.

Da Bolzano a Gubbio a Salerno, tanti di noi hanno scelto, negli anni, mete fuori dalla Puglia per assaporare la magia delle feste.

Ma adesso è evidente l’attrattiva che suscitano anche le nostre belle città. Una crescita notevole di visite che vedono migliorare la capacità di attrazione turistica del territorio.

Tant’è che è nata una vera e propria guida social agli eventi natalizi della Capitanata. Un’iniziativa realizzata dalla Provincia di Foggia, mettendo in rete eventi, tradizioni, mercatini, sapori e colori del territorio consultabile sulla pagina facebook ‘Visitprovinciadifoggia’.

Sono state numerose le iniziative in programma nei giorni che precedono e seguono la festa più attesa dell’anno: dai mercatini di Natale in stile Alto Adige, alle piste da pattinaggio su ghiaccio alla Casa di Babbo Natale, ai numerosi presepi artistici ubicati nei centri storici e quelli viventi davvero suggestivi. Dai borghi delle città dei Monti Dauni alle città sul mare, con la suggestione del panorama che faceva intravedere le barche del porti.

Lo sforzo degli amministratori che, nonostante le difficoltà burocratiche ed economiche, hanno fatto sì che i propri concittadini vivessero questo momento di spensieratezza e si producesse economia al commercio di città, è stato ammirevole.

Ciò dimostra che la nostra provincia è anche questo. Non solo cronaca nera e personalismi, ma anche voglia di riscatto, voglia di bellezza e di socialità.

Ricordo i periodi prenatalizi trascorsi a Roma. Tutto magico. Piazza di Spagna ti donava la bellezza al sol guardarla al mattino, mentre la sera s’illuminava di magia e luci dorate. Sembrava che non mi mancasse nulla, ma in realtà pensavo a Mattinata. Il mio cuore voleva tornare lì per i giorni più intimi e familiari dell’anno.

Ecco perché vedere questo risultato mi rende fiduciosa. Perché si ha la sensazione che qualcosa possa finalmente cambiare.

Nelle passeggiate serali sul lungomare di Manfredonia pensavo, ammirando il Titanic illuminato che in prospettiva sembrava galleggiasse sul mare, a quanto sia importante credere che la bellezza possa cambiare il mondo. I locali erano pieni di gente, sorrisi e abbracci, voglia di raccontarsi, voglia di rivedersi. Anche i commercianti erano felici di vedere i propri locali “vivere”.

Allora adesso che calerà il sipario, le luci si spegneranno, Babbo Natale smonterà la sua casa e tornerà in Lapponia, i re magi lasceranno i doni e torneranno nel paese dell’oro e della mirra….i nostri amici torneranno in città lasciando un po’ di vuoto in noi e nei locali, cosa ne sarà di bellezza e armonia che hanno caratterizzato il nostro dicembre?

Ritorneremo a parlare delle cose che non vanno, qualcuno si candiderà promettendo di cambiare il mondo e noi continueremo a difenderci.

Il sud ha bisogno di un riscatto che parte dalle luci di Natale e dagli investimenti ammirevoli degli imprenditori, ma che necessita di essere strutturato su più fronti dalla politica.

Il Mezzogiorno vive un preoccupante paradosso occupazionale: il totale dei pensionati è superiore alla somma di lavoratori dipendenti e autonomi. La sproporzione è drammatica: 7,2 milioni i pensionati contro circa 6 milioni di lavoratori. Un dato che influenza quello nazionale.

In termini assoluti le situazioni più “squilibrate” si sono verificate in Campania (-226mila), Calabria (-234mila), Puglia (-276mila) e Sicilia (-340mila). 

Altro fenomeno che permane è il desiderio dei giovani di abbandonare i nostri paesi ma anche l’Italia stessa. 

L’identikit di chi se ne va resta infatti quello di un giovane, prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), tra i 18 e i 34 anni (41,6% che diventa 23,9% tra i 35 e i 49 anni), celibe o nubile (66,8%), che va a vivere in un paese europeo in quasi l’80% dei casi. 

Sono soprattutto i giovani ad andarsene: quasi 35mila degli 84mila che hanno spostato la residenza all’estero nel 2021 sono infatti under 35.  La mobilità è così irrefrenabile perché l’Italia – e il Mezzogiorno in particolare – ristagna nelle sue fragilità e ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita, accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante. I giovani sono confinati per anni come “riserve di qualità e competenze”, mentre il tempo scorre. Non c’è da stupirsi quindi se in oltre un quarto di secolo, dal 2006 al 2022, la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”.

Il nodo resta sempre quello del mancato ritorno di chi parte. E quindi della perdita di una popolazione giovane che fa le valigie e non solo va, ma rimane all’estero. All’origine, come sottolineano recenti rapporti, c’è un tasso di occupazione per i 15-29enni pari, nel 2020, al 29,8%, e quindi molto lontano dai livelli degli altri paesi europei, che sfiorano il 50%. E al di sotto di tredici punti rispetto all’occupazione dei 45-54enni. Come per i nostri nonni, la storia dunque si ripete. 

Io ho deciso di tornare, ho lasciato un mondo dorato per vivere qui, in questa terra, con tutte le difficoltà e contraddizioni del caso.

Sono certa che possa esserci un futuro diverso per la nostra provincia e che la politica possa ritornare a reclutare le menti migliori per far sì che questi dati siano rivoluzionati.

Però, affinché ciò avvenga, non possiamo stare fermi a scrivere i nostri pensieri su facebook, abbiamo il dovere di spronare chi ci governa, perché siamo menti pensanti, siamo l’attuale classe di professionisti e lavoratori. Abbiamo le eccellenze didattiche e imprenditoriali, il mare e i monti, le attrattive religiose e architettoniche, abbiamo la costa garganica (tra le più belle d’Italia), la gastronomia e le tradizioni, la cultura e l’artigianato.

Di qualche giorno fa la notizia che il Dipartimento DAFNE di scienze agrarie dell’Università di Foggia – diretto da una donna – è entrato a far parte dei dipartimenti d’eccellenza 2023-2017: un motivo per restare e far crescere l’economia del nostro territorio in termini occupazionali e di miglioramento delle risorse della nostra terra.

Con queste armi si può togliere terreno alla criminalità. Creando lavoro e sana economia.

Questo è il nostro presente e la situazione va affrontata.

Le luci di Natale da lunedì si spegneranno, adesso tocca a noi accendere i nostri cervelli e pensare a cosa di bello possiamo costruire, insieme, per la nostra bellissima provincia.

Buon weekend a tutti voi!