“LO SCARPARO” DI ANNARITA CARACCIOLO, UNA STORIA DI RINASCITA (E L’ORGOGLIO DI ESSERE FIGLIE)

17 dicembre 2023

La scorsa settimana, presso il cinema San Michele di Manfredonia, è stata trasmessa la prima visione del cortometraggio “Lo Scarparo”, la pellicola ideata dalla regista e produttrice Anna Rita Caracciolo e da suo figlio Matteo Conoscitore.

Il film è ispirato alla storia di un uomo del Sud, Vincenzo Caracciolo “lo scarparo”, padre della regista, e rappresenta le condizioni economiche difficili dei tempi dovute alla precarietà del lavoro, nel contorno narrativo degli spaccati di vita dagli anni 40 fino ai giorni nostri.

A lui dal 2020, è stato anche dedicato un premio nell’ambito di “Corto e Cultura Film Festival nelle mura di Manfredonia” giunto quest’anno alla 15a edizione, per il quale Anna Rita, a Napoli, ha anche ottenuto un importante riconoscimento, il “Talentum – Il premio delle eccellenze”.

Il film mostra una Manfredonia bella e una provincia pronta a rinascere, come tutta l’Italia distrutta dalla guerra. Una storia bella e intensa, con un finale che va dritto al cuore. Anna Rita, una donna appassionata e dalla personalità spiccata, ha voluto fortemente la realizzazione del suo progetto e la sua soddisfazione ed emozione sono trapelate a conclusione della visione, quando dal palco, come un fiume in piena, ha parlato a noi spettatori raccontando la fatica, l’impegno e a volte lo sconforto provati durante il percorso. Tra le sue parole traspariva l’emozione nel ricordo di suo padre, un uomo semplice che ha affrontato la vita a braccia aperte nonostante la malattia e la povertà. Un uomo che si è fatto da solo.

E sicuramente c’è tanto di suo padre in lei, che ci ha creduto e vuole ancora crederci, in una terra che spesso non lo permette. Insieme a lei ci ha creduto tutto il gruppo di lavoro – sostenuto dalle istituzioni locali – senza il quale nulla sarebbe stato realizzato.

Così come lo sport, la cultura è fondamentale per nutrire le radici di una comunità di quella linfa positiva, che faccia crescere fiori belli affinché essi non vengano corrosi dal male, dalla delinquenza, dalla prepotenza. Come, non a caso, sta succedendo a Manfredonia.

Il cinema, il teatro, le storie dei nostri padri, possono insegnarci la bellezza perché, come diceva Peppino Impastato, “è importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto”. La buona politica è quella che ci insegna a riconoscerla e a difenderla, che sostiene i progetti culturali come quello di Anna Rita e aiuta a realizzarli, perché creano lavoro e adeguati livelli culturali.

Quella sera ho provato forti emozioni.

La mia mente mi ha portato al 2013, quando, sfidando me stessa, decisi di tornare a vivere nella mia terra, nonostante l’ottima posizione personale e professionale in cui vivevo a Roma.

Non è stato affatto facile. Ho dovuto (e devo) fare i conti con mentalità e culture sociali tendenzialmente provinciali, ma, allo stesso tempo, ho avuto modo di incontrare persone e, soprattutto, donne come Anna Rita, menti aperte, con la voglia di virare verso livelli comunitari più alti, che mi confermano di non aver sbagliato in quella scelta: insieme, unite e in rete, potremo riuscire a ridisegnare la bellezza, ognuno con il suo contributo.

Questa provincia ha bisogno delle menti libere, di donne coraggiose che hanno voglia di affrontare le difficoltà e di creare condizioni migliori per sé e per gli altri. Ha bisogno di coraggio per costruire i destini senza mai arrendersi e senza intraprendere le vie “comode”. Come il papà di Anna Rita che era destinato a morire in tenera età e, invece, ha lottato per vivere e lasciare la propria impronta, riuscendoci nonostante le condizioni di povertà e il contesto storico-sociale in cui è nato e cresciuto.

Perciò, il nostro territorio, ha bisogno delle giuste attenzioni dalle istituzioni e dalla politica come fa un buon pater familias, e le comunità, dal canto loro, devono sentirsi come dei figli responsabili che seguono le orme dei padri.

“Lo Scarparo” mi ha emozionato proprio perché ha raccontato la storia di un padre, che come recita il finale della pellicola, “è la storia di tutti i padri”. Ecco la magia di quella sera. Ognuno dei presenti ha riconosciuto ne “Lo Scarparo” la storia di suo padre.

A quel punto, senza successo, ho provato a trattenere le lacrime. In quella storia ho visto di colpo la storia di mio padre. Un uomo che ha dedicato e continua a dedicare tutto sé stesso alla famiglia e al lavoro, che mi insegna quotidianamente i valori dell’onestà, dell’umiltà e del rispetto. Lui, che ha rivestito un ruolo pubblico importante, in silenzio, ha svolto la sua battaglia per la legalità, senza clamori e senza slogan, facendo semplicemente il suo dovere. Ha le sue leggi morali che niente e nessuno potrà cancellargli. Oggi lavoro a Foggia, dove lui è ancora molto conosciuto. Qualcuno, molto spesso, sentendo il mio cognome, mi chiede se io sia una sua parente. In quegli attimi riconosco, nel nome di mio padre, l’orgoglio di figlia.

Come quello di Anna Rita, come quello dei figli dei tanti altri papà, anche quelli che oggi non ci sono più e che continuano a guidare le vite dei propri figli.

È così che la cultura compie la sua magia invisibile: attraverso una pellicola torniamo a noi stessi, ci guardiamo dentro e riconosciamo i nostri valori, quelli che ci rendono uomini e donne migliori.