La bellezza tra le rovine dell’antica Siponto
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13 ottobre 2023
Sabato 7 ottobre ho partecipato a una giornata speciale, fra tanta gente, a piedi o in bicicletta, fra le rovine dell’antica Siponto.
Le Università di Foggia e di Bari hanno unito le forze per una giornata di cultura aperta a tutti e, per l’occasione, è stato creato un percorso pedonalizzato che attraversa l’area archeologica presente.
Arrivati all’ingresso del parco, il complesso bandistico – diretto dall’egregio e sempre presente prof. Giovanni Esposto – suonava e allietava la già splendida giornata di sole, quasi a denotare ancor di più la positività dell’iniziativa.
È stato incoraggiante apprendere che, con la recente approvazione della Legge Regionale sulla valorizzazione, la promozione e il sostegno della cultura bandistica pugliese, potrà avvenire un connubio tra il patrimonio immateriale musicale bandistico e quello materiale archeologico.
Il prof. Volpe dell’Università di Foggia, in concerto con i colleghi dell’Università di Bari, attraverso questa manifestazione culturale, ha illustrato gli ultimi progressi delle campagne di scavo, fra le mura urbiche, l’anfiteatro romano, la chiesa medievale e la necropoli.
Durante l’interessante ed emozionante camminata, abbiamo seguito l’evoluzione urbanistica dall’antichità al Medioevo. Una complessità che gli esperti hanno illustrato anche con rievocazioni storiche, giochi e laboratori per tutte le età fino a tarda sera.
Una giornata di festa, alla quale hanno partecipato il Sindaco, il Vescovo, la Consigliera regionale Grazia Di Bari delegata alle Politiche Culturali, altri esponenti delle istituzioni e le tante associazioni culturali locali che hanno permesso momenti di intrattenimento e rievocazione storico-culturale, alla presenza di bambini, scolaresche e studenti universitari.
Una festa che ha denotato il senso di appartenenza a una storia comune, non solo per i manfredoniani, ma anche per tutti noi cittadini di questa provincia.
Grazie agli ultimi scavi sono emersi nuovi aspetti dell’antica città.
In un momento in cui alla politica manca il senso di unione, antecede spesso i personalismi alle soluzioni comuni per questo presente incerto e precario, la cultura ha dato una lezione e il viaggio alla scoperta delle proprie origini ha unito gli animi. La collaborazione ha prevalso.
Per fortuna, in certe circostanze sembra che si dimentichino le paure e gli istinti di contrarietà in nome di bellezza e storia.
Il Sindaco di Manfredonia, nella sua veste di imprenditore, è stato ringraziato per la sua sensibilità, attenzione e generosità rispetto a questa importante campagna sia dal prof. Volpe, sia dalla consigliera regionale: la sua offerta di mezzi e personale, per diverso tempo, ha fatto sì che gli ultimi scavi potessero essere svolti e far emergere nuove scoperte.
L’accostamento della giornata al romanzo di Italo Calvino, Le città invisibili, proposto dalla compagnia teatrale Bottega degli Apocrifi, in una performance tra musica e parole, attraverso le suggestioni sul tema del rapporto tra Città, Memoria, Trasformazione, è stato molto significativo.
Mi ha fatto guardare gli scavi attraverso un viaggio mentale che porta alla morale, come nelle favole greche. Mi è venuto in mente che l’entropia umana (più che politica) spesso potrebbe essere superata dal buon senso.
La bellezza di quella giornata ha rivelato il contorto mondo in cui viviamo e la possibilità che abbiamo di viverci dentro che emerge al termine de Le città invisibili, in cui l’autore ci fornisce un consiglio per affrontare questo mondo tremendo e confusionario, e dice:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Una passeggiata tra gli scavi è stata, quindi, storia, filosofia letteratura e musica in un unico momento. Come se la civiltà che ci ha preceduto ci stesse parlando.
Storia e cultura, sono discipline affatto immateriali, che ci servono a capire chi siamo stati, per non sbagliare nella scelta di chi saremo.
Il viaggio di sabato è stato lungo e profondo, quasi come se con la macchina del tempo avessi attraversato un’epoca lontana che a pochi metri non c’era.
Mi ha riportato ai tempi in cui vivevo a Roma, un museo all’aria aperta, quando passavo dal Colosseo a piedi per lavoro. Ero consapevole di quella storia e immaginavo la forza di quel monumento, fisica e storica. Ricordo che mi perdevo e mi ritrovavo con il mio inconscio, che si rendeva visibile e si manifestava anche attraverso un’opera d’arte.
Chi governa quella città non può esimersi dalla cultura, è impossibile ignorarne la portata, la trovi ad ogni angolo. La cultura s’impone e ti dice che la bellezza del passato glorioso non può essere dimenticata, ci suggerisce di migliorare sempre e di cogliere l’attimo che fugge.
E Siponto è una piccola grande proiezione di questo concetto. Oggi quegli scavi ci dicono che siamo chiamati a un compito, quello di proseguire il cammino di vita della città, collaborando tutti insieme e mettendo da parte gli asti.
Un cammino non semplice, la strada potrebbe sembrare lunga e impervia, ma con il dialogo e il confronto fra enti – cittadini – associazioni – forse, riusciremo a costruire grandi opere materiali e immateriali e stati più consoni ai bisogni delle persone.
Il monito di quegli scavi è stato importante, la città antica che sta emergendo è il frutto delle passioni e delle esigenze del tempo, uno spazio in cui perdersi e riflettere, uscire, rientrare, quasi fosse un sogno ad occhi aperti.
I sapori, i profumi, le emozioni, e i rumori di una città permettono alla nostra mente la costruzione di mondi fantastici. La città è il divenire attraverso l’elaborazione artistica, trasformazione e riformulazione estetica e molte opere d’arte sono nate grazie all’interazione con lo spazio pubblico.
Chiudo, quindi, con una frase di Italo Calvino che rivela, attraverso le parole di Marco Polo, l’importanza che ogni città assume per ognuno di noi:
“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.