La morte di Berlusconi, qualche lezione per la sinistra

16 giugno 2023

Silvio Berlusconi è morto. L’influenza che ha avuto sul nostro Paese è tale che qualunque altra notizia, in questi giorni, è passata in secondo piano.

Da oggi il Cavaliere entra a occupare un ruolo importante nella Storia. Mentre la Storia d’Italia è destinata a cambiare.

Ero un’adolescente quando, con una registrazione su videocassetta ad Arcore, annunciò la sua “discesa in campo”. Lo ricordo bene. A casa mia non si parlava di altro. Mio padre era nel Partito Popolare cittadino e mi trasmise in modo chiaro il suo pensiero. Era il 1994, un contesto in cui, con la caduta del muro di Berlino di 5 anni prima gli assetti della geo-politica internazionale erano già in forte evoluzione, mentre in Italia, con lo scandalo di Tangentopoli, stava per cambiare per sempre la Storia repubblicana.

Fu così che, l’imprenditore della “Milano da bere” – che stava costruendo un impero immobiliare e telecomunicativo, sfidò la politica “classica” sull’onda del malcontento generale e vinse le elezioni.

Da un lato l’incapacità del pentapartito nel comprendere la chiave del cambiamento sociale e politico, dall’altro il geniale intuito dell’imprenditore che si propose come salvatore della Patria ferita.

Dopo gli anni della Resistenza, la ricostruzione di un’Italia post bellica in ginocchio, in cui il nemico comune era il fascismo, l’imprenditore milanese riuscì a ribaltare il punto di vista degli italiani ergendo a nuovo nemico pubblico il comunismo (furono tante le battute e i libri in merito) al punto che entrò per la prima volta la destra nel Parlamento e nel Governo repubblicano con Fini e la sua Alleanza Nazionale.

Da quel momento cambiò l’assetto politico e sociale dell’Italia e anche la vita di ognuno di noi.

Nasceva la seconda Repubblica.

Berlusconi fu l’uomo che rivoluzionò le tv commerciali. Le sue reti tra spot e veline, hanno contribuito a plasmare il costume nazionale, e secondo i detrattori a forgiare quel tipo di opinione pubblica poco informata e molto di pancia che sarebbe poi diventata il nocciolo duro del suo elettorato.

Propose una comunicazione nuova che si discostava da quella pubblica, integrandola anche in alcuni aspetti politici, sociali e di intrattenimento, creando una concorrenza che stimolava la competizione tra il servizio pubblico e privato.

Tra i banchi del parlamento abbiamo assistito all’ingresso di nuove tipologie di politici non più provenienti dalle scuole di formazione e di partito: anche le ex soubrette ha avuto l’opportunità di diventare ministro.

Per 17 anni, dal 1994 al 2011, è stato il centro indiscusso della politica italiana, pur vincendo le elezioni una volta sì e una volta no, con una strana e non casuale regolarità. Nei dodici anni successivi ha fatto di tutto per restarlo, acciaccato dall’età, dalla salute, dal fardello dei guai giudiziari e personali. Ci è riuscito in parte: la leadership del centrodestra, alla fine, se la sono presa prima Matteo Salvini e poi, più solidamente, Giorgia Meloni.

Ma va anche detto che il politico Berlusconi fu abile a coprire la voragine lasciata dal pentapartito cancellato dopo le inchieste giudiziarie su corruzione e malaffare e a pescare a mani basse fra quegli elettori e quel personale politico in libera uscita. Vale a dire i famosi “moderati”, che via via negli anni moderati lo sono stati sempre meno, come dimostra l’ascesa di Salvini e Meloni.

Ecco perché la vicenda di Silvio Berlusconi è destinata a segnare la storia dell’Italia, come imprenditore, politico e uomo.

La sua indiscussa personalità e genialità lo hanno fatto essere imprenditore visionario, abile politico e uomo capace di parlare un linguaggio diretto e decisamente vicino alle persone comuni.

Un mix di caratteristiche che gli ha permesso di cavalcare l’onda per 30 anni e di mettere spesso all’angolino una sinistra troppo presa da sè stessa e dal suo pluralismo confusionario e inconcludente.

Oggi il Cavaliere non c’è più. Non ho mai condiviso le sue politiche e il suo modo, a volte troppo poco istituzionale, di esprimersi (in tutti i sensi). Di certo, però, tra i suoi era il migliore.

Cosa accadrà? Forse assisteremo alla creazione di un grande centro con Renzi e Casini.

Ma di certo la sinistra dovrà considerare l’idea che non potrà più avere l’alibi dell’antiberlusconismo che spesso l’ha contraddistinta.

Tra qualche tempo vedremo cosa la storia ci racconterà. Di certo, nel bene o nel male, Silvio Berlusconi sarà ricordato come un uomo che ha cambiato il corso della politica e della società del nostro Paese.