L’opposizione non si fa solo con slogan ed eventi pubblici
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17 novembre 2023
Tra amarcord e interesse da cittadina, qualche giorno fa ho ascoltato gli interventi da Piazza del Popolo a Roma del Partito Democratico nella sua manifestazione “Per un futuro più giusto. L’alternativa c’è”, contro le politiche del Governo Meloni.
Secondo fonti del Nazareno i partecipanti sarebbero stati circa 50mila e sarebbero arrivati 150 pullman da tutta Italia.
Romanticamente, mi è venuto in mente quando, più di dieci anni fa, partecipavo anche da organizzatrice, alle stesse manifestazioni in Piazza San Giovanni con le chiusure travolgenti del segretario Bersani. Ero un’altra me, era un altro il tempo.
I temi, però, gli stessi. I più salienti: il lavoro, la legalità, la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche.
Dal giovane medico specializzando all’attivista del clima, passando per le lavoratrici in lotta per difendere il posto di lavoro, l’operatrice che si occupa di disabili e la sindaca di Foggia Episcopo che si è soffermata sul tema della legalità, la giornata è stata caratterizzata da una pluralità di interventi decisi e chiari.
Elly Schlein, la segretaria, ha portato, quindi, sul palco di Piazza del Popolo un ‘campione’ dell’Italia che “fa fatica ad arrivare a fine mese” esprimendo che il governo, con le sue manovre, attraverso l’elargizione di mancette, fa la guerra ai poveri e non alla povertà e se la prende sempre con i più fragili. Il messaggio a chi governa è stato chiaro: sensibilità scarsa o inesistente sul tema delle famiglie, dei disabili, dell’istruzione, delle pensioni, della sanità pubblica, del fisco in funzione di una giusta redistribuzione della ricchezza e, infine, delle imprese (che non riescono a rilanciare l’economia e non accompagnano la transizione ecologica).
Dà enfasi con tono della voce più forte quando parla di precariato e dice una frase – con riferimento alla destra che vuole “comandare” – “ridiamo il potere ai cittadini”.
Su questo punto, e anche su altri dibattuti da quel palco, ho scritto nel mio anno di rubrica perché lo ritengo il più importante, alla base della buona politica, alla base della nostra Costituzione.
Chi governa ha una missione importantissima che è quella di amministrare bene e redistribuire la ricchezza in maniera equa, per non creare più fasce di povertà, che relegate ai margini della società, non possano coltivare le proprie speranze; e poi chi governa non può esimersi dalla partecipazione attiva del popolo sovrano.
Concetti diversi, che potrebbero sembrare risolvibili su due piani paralleli, ma che in realtà, in qualche modo, si intrecciano. Le manovre sono il frutto del lavoro dei governi che si alternano e noi dovremmo essere interpellati su certe scelte, almeno le più importanti. Certo, non sempre puoi indire un referendum per sentire il parere degli italiani, ma proprio per questo un tempo funzionavano i cosiddetti corpi intermedi.
Il problema dello scarso “potere ai cittadini” è proprio da ricercare lì, nello sgretolamento di questi involucri del pensiero politico degli italiani, in primis i partiti.
La politica si fa a livello internazionale, nazionale, regionale e cittadino. Cambiano le “misure” ma il metodo democratico è lo stesso (o dovrebbe esserlo). Purtroppo una segretaria nazionale – di cui condivido ogni parola espressa quel giorno e ogni enfasi su determinati concetti, non fa i conti con lo sgretolamento di ciò che rappresenta (l’istituto partito). 15 anni fa Bersani esprimeva il 70% dei pensieri sostenuti da lei, ma il PD al Governo poi c’è stato e non ha fatto quello che andava fatto, ovvero non ha dato seguito agli avvolgenti e travolgenti contenuti professati sui grandi palchi di tante città. Questo non lo dico per distruggere o per contestazione fine a sè stessa, anzi la cosa mi fa soffrire perché io c’ero (e non riuscirei ad essere altrove), e vorrei, come tanti italiani, ritornare a crederci.
Venerdì scorso ho parlato di Gaber, lui era un critico intellettuale che ha parlato tanto di partecipazione e democrazia; la segretaria nazionale del PD, non importa che sia un’intellettuale o meno, perchè prima di tutto è colei conduce un partito, il suo pensiero, la sua mission, e quello che dice deve necessariamente trovare riscontro negli atti. Gli strumenti esisterebbero solo attraverso un dialogo diretto con le federazioni e con l’inclusione necessaria e sostanziale dei circoli nella ricostruzione di questa alternativa. Dalla sua elezione ad oggi cosa è cambiato in questo senso?
La sua frase mi ha attratto molto, per questo motivo ho ascoltato alcuni momenti salienti di quella manifestazione.
Il pensiero della segretaria (di qualunque partito) che inneggia alla partecipazione del popolo è un concetto serio che presuppone, poi, l’azione conseguente: chi ci crede attende l’inizio reale di un processo di ridemocraticizzazione dell’Italia.
Pertanto la mia speranza (che non muore) è che non si manifesti più solo contro la cattiva politica dell’avversario, ma si chiarisca in maniera fattiva l’ambito delle soluzioni. Il nuovo inno del partito democratico è diventato “Bella ciao”, canto che racchiude in sé tutti i valori della resistenza italiana: bene, i partigiani hanno parlato poco (non potevano farlo) e agito tanto.
Essere all’opposizione oggi è più facile di allora grazie alla Costituzione più “libera” al mondo. Essere all’opposizione è l’espressione stessa della democrazia, è il momento più significativo del dialogo sociale, è il vero strumento democratico che tutela il pensiero dei cittadini in minoranza: ma non solo a parole, anche nei fatti.
Fatti, è di questo che abbiamo bisogno, non più slogan o grandi eventi pubblici, che devono esserci, ma solo come contenitore finale di un contenuto concreto e sostanziale.
Potrei consigliare ai segretari di partito di fare come nelle aziende, elaborare un piano di un report trimestrali sul tasso di democrazia e (quando sono al governo) del tasso di riequilibrio del rapporto ricchezza della nazione – distribuzione sociale della stessa, da mostrare agli stakeholders che sono i cittadini. Allora si, comincerei a credere che davvero i politici hanno voglia di creare un’alternativa giusta.
Oggi, pertanto, resta una domanda aperta: per un futuro più giusto, l’alternativa c’è?
Lo scopriremo solo vivendo.