IL MARE A SINISTRA

Libera Scirpoli

Entri in una sala gremita di ragazzi a parlare di digitale e ti chiedi chi siano e cosa facciano lì.

Si perché l’impatto è spiazzante. L’abitudine a vedere una generazione ultracinquantenne nei convegni e ai tavoli delle decisioni ci rende poi stupiti di fronte ad un’immagine così insolita.

È successo a me, un mese fa, durante un convegno a Bari.

I dati attestano che quarantamila laureati all’anno lasciano il Sud a favore del Centro Nord. Uno su due. E sono laureati, quelli dei quali il Sud ha bisogno, quelli che dovrebbero sostituire la classe dirigente di cui tanto ci lamentiamo.

A sentire gli studenti fuori dalle Università “chi non va via è uno sfigato”.

Allora c’è un Sud che non si arrende e uno arreso da sempre. In meno di trent’anni il Sud ha perso un milione e mezzo di giovani, una cifra agghiacciante che non ha allarmato nessun governo tranne le chiacchiere senza valore profuse nelle campagne elettorali. Come se al Sud così è e così deve andare. Una causa persa nella fatalità di una terra dalla quale si è sempre dovuto emigrare e si deve continuare per destino geografico. Una terra per la quale, non essendoci più nulla da fare, tanto vale non farlo. Una terra appiattita sul racconto che tutto va così male da dover solo partire. Finito il liceo, il treno.

Proprio ieri ho partecipato ad un incontro con l’Università di Foggia in cui il mondo delle imprese parlava dell’importanza dei giovani. Sono intervenuti due di loro che si sono formati fuori e hanno deciso di tornare in Capitanata. Vogliono valorizzare il lavoro dei loro padri e non fare andar perduto quel patrimonio costruito con sacrificio, visione e onestà. Non è facile, questa è la terra del clientelismo, del pregiudizio, quella etichettata come mafiosa e basta. Eppure c’è anche tanto di buono.

A partire dall’Università di Foggia – che da più di vent’anni offre una formazione innovativa e ha dimostrato di poter sfornare talenti in diverse discipline – e proseguendo con le imprese che su questo territorio ostico e difficile continuano ad essere competitive e all’avanguardia.

Quindi qual è il problema? Per esempio, i preconcetti dei partner settentrionali alla scritta “sede legale: Foggia” in visura camerale. Foggia e tutta la Capitanata viene considerata il regno della quarta mafia e basta. In verità è il regno dove (molte volte) i veri corrotti non vengono mai smascherati, e gli imprenditori per bene devono pagare il pegno di essere onesti. Perché non la invertiamo questa tendenza? Perché non abbiamo il coraggio di uscire fuori e dire la (vera) verità.

La verità è che esiste la delinquenza e va fermata, ma che c’è anche tanto su cui puntare per lo sviluppo sociale della nostra terra. È questo il racconto che potrebbe dare la svolta.

L’Università deve essere il nodo cruciale di tutto ciò, il catalizzatore di una nuova narrazione della provincia di Foggia, quella della bellezza, delle imprese virtuose, dei lavoratori che sognano di far crescere la propria famiglia proprio qui, nelle città natìe, quella dei giovani che vogliono vedere “il mare a sinistra” tornando dal nord.

Ieri i ragazzi chiedevano più attenzione, più cura nel loro inserimento nel mondo del lavoro. Perché hanno deciso di tornare e di sognare qui. Con il coraggio e quella sana incoscienza che contraddistingue la loro età.

Ricominciate a sognare, dicono. Cambiate il punto di vista sul Sud dove nulla (poco) è possibile. Fate come i ragazzi del capitano-mio capitano Robin Williams nel film “L’attimo fuggente”: in piedi sul banco di scuola per vedere il mondo da un’altra prospettiva. Abbiate lo sguardo di Magellano, vedete al di là. Ma serve l’impegno di tutti, lasciati soli diventerebbe una sfida impossibile.

Nel post covid sono cresciute start-up di un successo tale da non credere di sentire parlare di Sud. Senza nascondere le difficoltà, altrimenti sarebbe uno scherzo.

Oggi esiste una domanda di servizi più che di prodotti e il Sud può giocare la sua partita con il digitale.

Nell’ultimo anno la Regione ha portato a Rimini, la più grande fiera tecnologica d’Italia con quindici start-up del futuro. A Bari sbarcano le più grandi multinazionali informatiche del mondo. A Bari si è tenuto il congresso italiano per la cybersecurity. Bari è fra le 10 città più tecnologiche d’Italia. In Puglia si è tenuto l’ultimo G7, i potenti della Terra. Si fa a gara per fare film qui. E noi che facciamo, ce ne andiamo?

Ieri, le parole di quei ragazzi, hanno ribadito un concetto fondamentale: se stiamo in rete, tra professioni, imprese, associazioni di categoria e Università, potremo creare i presupposti per una strutturale crescita del territorio dove anche i giovani potranno essere i protagonisti delle vicende economiche e sociali.

Io, a quel tavolo, rappresentavo la via di mezzo, la generazione dei 40enni che hanno dovuto subire la crisi economica e l’incertezza politica di un’Italia in cerca di identità.

10 anni fa ho scelto di tornare qui, nel nostro territorio, nonostante le ottime prospettive che si vedevano per il mio futuro in un’altra città.

L’ho fatto con incoscienza e coraggio insieme, ma soprattutto con il cuore che mi ha riportato qui.

Spesso ho pensato di rivedere il mare a destra e tornare al sicuro, dove il mondo provinciale si confonde invisibilmente e non fa male. Ma ho resistito e sto resistendo. Resto qui con tanti progetti ancora in cantiere.

Mi auguro che davvero i giovani possano trovare la propria strada al sud, che lo possano rendere bello e interessante per i partner del nord. Che la scritta “sede legale Foggia” possa diventare trascurabile, se non attrattiva.

Mi auguro di vedere sempre più giovani con la voglia di tornare, e diventare l’esempio per gli studenti di oggi a non partire, perché qui c’è tanto da costruire.

Abbiamo la necessità di compiere un serio cambio generazionale nella classe dirigente, specie quella politica che in capitanata ci sta deludendo.

Cambiamo direzione, apriamo il finestrino e – con il vento della speranza in faccia – vediamo il mare a sinistra.