LE CITTà E LA CULTURA

di LIBERA SCIRPOLI

Ieri sera ho partecipato a un confronto culturale tra candidati alle amministrative di Manfredonia e alcuni operatori culturali della città.

Eravamo al “Palco in una stanza”, involucro culturale ideato dall’artista Francesca Rinaldi con il prezioso supporto di suo marito Luca Simonini.

Lei, Francesca, è una cantante lirica dalla carriera molto intensa e dalla bellezza sofisticata, che ha portato il nome di Manfredonia nei principali palchi d’Italia.

Circa due anni fa ha realizzato un sogno, 100 metri quadri che raccolgono tutta la passione per l’arte scenica ed il canto, si tratta di una sala teatro che parla delle sue doti artistiche e dell’amore per il canto.

Ho avuto il piacere di assistere ad alcuni dei suoi spettacoli e iniziative. Il bello di questo posto, che io definisco “un gioiellino”, è l’accoglienza. Quella che Francesca dona a tutti coloro che hanno in comune il suo stesso sogno, anche in altre discipline artistiche, e che abbiano deciso di perseguirlo con competenza, attraverso la formazione e la passione.

E così è stato ieri. Non si trattava di uno spettacolo ma di un dialogo sulle prospettive future tra chi ha voglia di amministrare la città e chi vuole donarle uno degli aspetti principali per il benessere sociale: la cultura.

Mi hanno impressionato alcuni aspetti che sono emersi durante l’appassionato dibattito: periferie, comunità, ritorno, professionalizzazione, donna, “non strisciare” per chiedere fondi.

Erano presenti tanti rappresentanti di associazioni culturali. Quando ho sentito uno di loro dire “non dobbiamo strisciare per chiedere un contributo”, mi è venuta la pelle d’oca.

Molti pensano che la cultura sia un’opzione, un’alternativa magari per passare una serata diversa. Invece la cultura è il principio di una società fiorente. Lo ha detto la storia.

Ecco perché la cultura non può essere un’opzione, una seconda scelta, un motivo secondario su cui basare la politica.

Improntare l’operato di un’amministrazione sulla cultura significa volere il suo progresso.

Ecco perché un operatore culturale che si presenti a un sindaco o a un consigliere regionale o a un onorevole, non può e non deve avere la sensazione di “strisciare” nel chiedere i mezzi per realizzare un’iniziativa culturale. Piuttosto dovrebbe avere la sensazione di essere accolto, cercato, invogliato a continuare a iniettare di cultura la comunità di riferimento.

Strutturare un fondo permanente alla cultura è il primo passaggio verso quest’ambizione. Invece di mettere al primo posto gli amici degli amici di un parente, cominciamo a pensare alla città, a compiere l’opera della mano pubblica per i cittadini e per il territorio. Abbiamo tanta materia ed eccellenze, non possiamo permetterci di perdere questo patrimonio artistico.

Proprio oggi la notizia del furto degli strumenti ai professionisti che stavano svolgendo delle riprese al parco archeologico di Siponto: tutto ciò allontana e non avvicina il turista, diminuisce e non accresce il livello sociale della città.

Il discorso è serio e va affrontato con determinazione e concretezza.

Qualcuno ieri sera ha proposto di instaurare un osservatorio permanente su Dante Alighieri, il sommo poeta che ha scritto “l’opera delle opere”, che considerava la ricerca e il conseguimento delle virtù e della conoscenza, cioè del sapere trascendente, la vera ragione dell’esistenza umana.

Poniamoci una domanda: cosa vogliamo per il nostro futuro?

Saranno tantissime le risposte, ma di sicuro, qualunque sia il nostro sogno di comunità, la risposta non potrà prescindere dalla cultura perché, come ci ricorda il sommo poeta, “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.