Leopardi, l’amore che muove il mondo

Qualche giorno fa Raiuno ha trasmesso la fiction sulla vita di Giacomo Leopardi intitolata “Leopardi, il poeta dell’Infinito”.

Chi mi conosce ha perfettamente immaginato che sarei stata lì a vederla e avrei convinto – in maniera meno democratica del solito – a farla vedere anche a qualcuno al posto di un thriller d’azione.

Si, Giacomo Leopardi è sempre stato, tra i poeti, il mio preferito, perché era un rivoluzionario nel gracile corpo di un intellettuale sognatore, perché si è ribellato alla sua famiglia bigotta, perché ha saputo interpretare meglio di chiunque altro quella sua epoca che prese i nomi di “Romanticismo” e “Risorgimento” e che attraversò trasversalmente l’arte, la letteratura, la filosofia, la musica, la politica, sebbene il suo pensiero, obiettivamente, non possa essere inserito in nessun movimento letterario della sua contemporaneità, poiché superò sia il Classicismo che il Romanticismo.

Con i versi di “All’Italia” conquistò – mentre era “prigioniero” nella sua casa di Recanati – il cuore e le menti dei primi rivoluzionari desiderosi di un’Italia unita: “O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo […]”.

La sua storia è collocata in un’epoca di moti della coscienza che continua ad affascinare e sfiora le menti di chi, anche oggi, vede perduta la fiamma di una Italia intellettualmente allo sbaraglio.

Ecco perché credo che oggi, noi tutti “scrittori” dei social (spesso improvvisati e convinti di valere l’argomento di cui parliamo), abbiamo bisogno di leggere e comprendere Leopardi, la sua portata non solo poetica, ma anche di rinnovamento della letteratura del suo tempo e, quindi, della politica.

In sintesi, Giacomo Leopardi è attuale. Lo è più di Angelina Mango e Geolier, i nuovi ispiratori delle generazioni più giovani.

All’epoca, si svolgevano dibattiti tra classicisti e romantici a colpi di articoli sulle pagine delle principali riviste letterarie lombarde e piemontesi e, il giovane Leopardi, seppure da grande distanza, li seguiva con interesse affermando che il conformismo che affliggeva le lettere italiane potesse essere superato soltanto se i loro autori avessero riscoperto la “scintilla celeste”, l’“impulso sovrumano”, l’“ardore” che fa di un uomo un vero poeta. In questo, affermava che maestri fossero stati gli antichi e, più di tutti, i Greci, che creavano capolavori perché “non avevano modelli, o non ne faceano uso”, e potevano così stabilire un rapporto immediato e fecondo con la natura. 

L’ anticonformismo e l’animo ribelle del poeta hanno contribuito al cambiamento di un’epoca che si stava stagnando. E crisi dell’uomo intellettuale significa crisi socio-politica. L’anelito d’indipendenza che attraversava gli intellettuali più vivaci portò poi a quel cambiamento che realizzò l’Unità d’Italia nel 1861, che tanti di loro (come Leopardi) non videro ma che, senza di loro, non si sarebbe mai realizzata.

Perché, dunque, è attuale Leopardi? Perché anche quella che viviamo è un’epoca di crisi dell’uomo, dei valori e dell’originalità. Siamo succubi di un linguaggio conformista dettato dai social e dai media, del populismo e di tutte le sue conseguenze nefaste sulle nostre vite, ci facciamo vedere forti all’apparenza attraverso immagini, ma non abbiamo la personalità per affermare il nostro vero pensiero. Non emerge il vero pensiero.

In sostanza siamo figli di un’epoca confusa e confusionaria che non ha una precisa identità, se non quella di fare tendenza seguendo un modello, quello che Leopardi non ammetteva e che provò a contrastare attraverso il suo spirito diverso e originale.

Oggi è peggio, poiché il modello non è l’opera di Omero tradotta sempre allo stesso modo in termini troppo arcaici e fuori dalla portata della società moderna, ma l’ignorante, o il dio- denaro che permettono la diffusione del non – pensiero che echeggia attraverso svariati mezzi di comunicazione e arriva a plagiare e impoverire le più giovani generazioni (e non solo).

Da diversi mesi pubblico sulla mia pagina del social “facebook” una poesia a settimana perché le ritengo più interessanti di certe foto con frasi e pensieri sterili che girano a migliaia sulle nostre chat e bacheche. A volte anche volgari. Abbiamo la necessità di piacere e creare consenso, causa dell’espressione del pensiero di massa. Facciamo girare sui nostri giornali la notizia sensazionalistica che fa rumore, ma che nella sostanza non dice nulla. Però non facciamo un passo per confutarla, sviscerarla e capovolgerla quando serve. Ecco perché mi piace Leopardi, lui ripudiava il pensiero di massa, anche dei romantici della sua epoca rinunciando a taluni salotti in voga all’epoca. E lo faceva perché pensava e conosceva.

Mi rendo conto che la poesia non sia per tutti un rifugio o una prerogativa, ma in quei versi puoi trovare le paure, le gioie, la passione, la disperazione, gli aneliti, l’amore…i sentimenti dell’uomo racchiusi tutti lì, eternamente, come in un riparo per i contemporanei e i posteri. Sono versi che non devono rispondere ai bisogni della società moderna dispensando verità utili e attuali.

Ieri ho letto la notizia che il Governo intende ripristinate il latino alle medie e più letteratura e grammatica nelle scuole. Mi auguro che serva a qualcosa, perché necessitiamo di letteratura, di storia, di grecismo, di poesia.

Non possiamo diventare preda di un conformismo che ci porta a credere alle cose per sentito dire e a non confutare il nostro stesso pensiero attraverso la riflessione.

Usiamo i social, sì, ma per esprimere noi stessi, non per stare al passo con le mode.

E, per finire, Leopardi mi piace perché credeva nell’amore, era bisognoso d’amore, senza il quale non avrebbe potuto scrivere un solo verso, in quanto è esso che agita l’animo, che muove il mondo.

Allora io credo che noi abbiamo bisogno dei nuovi influencer, i poeti, per ritrovare la “scintilla celeste”, l’“impulso sovrumano”, l’“ardore” che scoprendo l’uomo vero, renderanno il mondo migliore.