LA BATTAGLIA CONTRO L’EVASIONE FISCALE

LIBERA SCIRPOLI

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

L’art. 1 della nostra Costituzione, quando fu scritto, esprimeva un principio del tutto nuovo, anche rispetto alle Costituzioni che andavano formulandosi in Europa subito dopo il secondo conflitto mondiale.

Oggi, il primo e rivoluzionario articolo della nostra Carta fondamentale potrebbe essere letto e interpretato ponendo un punto interrogativo finale invece del punto fermo che lo ha caratterizzato, quando, durante la sua stesura, le madri e padri costituenti lo vollero porre come primo elemento per la ricostruzione della democrazia.

La storia è importante, non va solo letta ma anche compresa e interpretata. L’Assemblea Costituente mise al primo posto il lavoro come principio che potesse abbattere i privilegi e diminuire le differenze tra classi sociali, come base unificante per eliminare ogni possibile separazione nella società. Politici e alti giuristi dell’epoca – che racchiudevano tre generazioni di storia d’Italia – ci hanno consegnato il concetto per cui il lavoro, quale diritto ma anche dovere, ha la funzione di salvare la dignità umana, dignità che nella nostra Costituzione ha, quindi, un valore assoluto, inviolabile, a fondamento della Repubblica.

Le testimonianze di chi contribuì a scrivere l’art. 1, raccontano di quanto tempo l’Assemblea impiegò ad approvarlo e a definire, parola per parola, punto per punto, quel primo e grande principio che poi sarebbe dovuto entrare in vigore nella vita sociale degli italiani di quel presente e del futuro.

La discussione fu molto lunga e si ebbe l’impressione che ci si stesse dividendo. Ma poi il buon senso prevalse e ci fu l’applauso lungo ed emozionato di tutti.

Ieri abbiamo celebrato il 1° maggio, la giornata universale per ricordare la festa dei lavoratori, giornata che nasce con l’intento di ricordare l’impegno politico e gli obiettivi sociali ed economici raggiunti dai lavoratori dopo lunghe battaglie. Costituisce, quindi, non solo un giorno in cui riposarsi, ma anche in cui ricordare il passato e pensare alle prospettive future.

Come di consuetudine, tutti i politici hanno espresso parole e pensieri sul tema del lavoro. Ma di lavoro bisogna parlare tutti i giorni, non solo il 1° maggio e non solo con slogan “prendi consensi”.

Tutti i giorni dovremmo ricordare che abbiamo bisogno di rivedere i temi della giustizia sociale, della legalità, della lotta all’evasione fiscale.

Uno stato democratico si può compiere se vi è giustizia sociale, se i cittadini lavorano e se hanno un lavoro dignitoso. Si sono susseguiti i governi, di sinistre e di destra, ma una vera riforma del lavoro, strutturale e progressista, non è stata mai elaborata seriamente negli ultimi 20 anni. La politica non ha saputo leggere i cambiamenti economici e sociali in atto.

Le imprese sono sempre più soffocate da una tassazione ormai arrivata a soglie altissime propensa a generare un cuneo fiscale sempre più divaricante, vero emblema della situazione reale di povertà del lavoratore dipendente. Conseguenza? I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. In molte famiglie si deve decidere se pranzare o se cenare.

Ciò non significa che siano le imprese a diventare più ricche. Anzi, le imprese si impoveriscono non potendo portare il proprio know how a livelli alti per via delle difficoltà a pagare stipendi congrui rispetto al costo della vita.

Significa, piuttosto, che le imprese virtuose e sane che pagano le tasse diventano più povere, quelle furbe e disoneste evadono le leggi del TUIR e lasciano il conto agli onesti e ai lavoratori con busta paga.

L’Erario prende solo da una parte, mentre l’altra è invisibile e nera. A volte grigia. Tutto ciò innesca il fenomeno del sommerso e dell’illegalità.

Alla fine della fiera chi ci perde è l’intero sistema economico italiano.

Mi aspetto dai Governi, quando parlano di riforme del lavoro, una preventiva e concreta azione sui temi di evasione fiscale e legalità. Le risorse necessarie possono venire solo da lì. E magari dai tagli agli armamenti delle guerre.

È arrivata l’ora di ripristinare una giustizia sociale reale e di parlare di legalità e lavoro dignitoso.

Altrimenti l’articolo 1 della nostra Costituzione, oggi, lo possiamo leggere solo così: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro?