Le narrazioni distorte di cui la rete abbonda
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Qualche giorno fa sono stata catturata dalle immagini e le parole di un dialogo al Quirinale fra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dodici giovani creativi digitali under 40.
Sergio Mattarella, che di anni ne ha qualcuno in più, tra vissuto politico e personale – timidamente – ha invitato i ragazzi a difendere la Carta anche con il linguaggio dei social: “Non possiamo consentire che la democrazia appassisca”
L’evento, denominato “La Costituzione in Shorts”, è stata una conversazione sul significato e l’attualità nella vita quotidiana della Costituzione.
Era emozionato mentre diceva: “Io imparo da voi, mi inducete a riflettere”. Ognuno di loro, sui propri canali con milioni di follower, ha scelto di affrontare un articolo in maniera short, corto, come impone la legge della rete.
Il Presidente ha lanciato un messaggio importante, affermando che i contenuti dei social hanno molto seguito tra i giovani e ne influenzano anche il modo di vivere e di pensare, pertanto questo rende responsabili dei suoi follower gli “scrittori” o “parlatori” della rete. È sempre importante pensare a come viene tradotto il messaggio trasmesso.
Un messaggio che ci riporta all’etica e alla morale, quella che stiamo un po’ perdendo nelle nostre comunità facendo appassire la Costituzione e lasciando il terreno fertile all’ignoranza cattiva.
Mi chiedo, spesso, cosa sarà di noi quando queste generazioni, che hanno vissuto attraverso i valori e le conquiste, non ci saranno più.
I testimoni di epoca che, nonostante la debolezza umana, hanno garantito una certa etica nel rivestire cariche di responsabilità.
Sergio Mattarella ha vissuto anche l’omicidio del fratello, Piersanti, per mano della mafia mentre questi ricopriva il ruolo di Presidente della Regione Siciliana, negli anni della ferocia che ha trafitto il cuore a un’isola piena di storia e passione.
Figlio di un padre costituente, oggi è uomo delle istituzioni saldo e vigile, garante della Costituzione più libera e democratica al mondo. Mi vengono in mente le parole di Roberto Benigni a Sanremo: “la Costituzione è un’opera d’arte”.
Cosa c’entra la Costituzione con Sanremo? Così affermava il comico fiorentino: sono legatissime, anche la Costituzione canta, e canta la libertà e la dignità dell’uomo. Ogni sua parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria perché butta all’aria tutto quel soffocamento che c’era prima, quella negazione della libertà. È uno schiaffo al potere e ci fa sentire che viviamo in un Paese che può essere giusto e bello. Ci dice, come dicono i bambini, che un mondo migliore è possibile, senza violenza e senza ingiustizie.
Come l’arte, ci fa sognare.
Può accadere una volta nella vita di un popolo che venga scritta una Costituzione così, da persone così, e può essere paragonata alla canzone di Sanremo “Volare” con il suo incipit “penso che un sogno così non ritorni mai più”.
Oggi parlare di rispetto e di libertà è importante. Il Presidente della Repubblica fa capire di quanto le parole possano condizionare un pensiero, una vita, una carriera, un percorso sociale.
Si scrive con facilità e senza filtri, senza responsabilità e senza umanità, si getta il fango su vite oneste per il semplice gusto di “farsi due risate”.
Bisognerebbe introdurre una nuova materia nelle scuole, una nuova educazione civica da riversare sull’uso dei social e delle notizie distorte.
La libertà è un principio sacrosanto per l’individuo, che oggi si ritrova a combattere un nuovo regime, quello della diffamazione violenta e indirizzata al secondo fine.
Oggi la società ha un limite, vive di slogan e di notizie distorte. Fa restare a galla i poteri occulti e mette a riposo le persone in gamba e oneste per via della narrazione distorta dei fatti.
Ecco perchè le parole di Mattarella mi hanno fatto sospirare. La responsabilità di chi è seguito sulle reti è fondamentale. Non possiamo più permettere una narrazione distorta della storia e delle storie. Va ripristinata la verità.
È da lì, solo dalla verità che può ripartire il progresso. Altrimenti vivremo tutti in una grande illusione, che non sarà in grado di realizzare i nostri sogni. I padri e le madri costituenti hanno scritto il loro sogno nel testo della Costituzione, non solo per la civiltà e i giovani dell’epoca, ma anche per le generazioni del futuro, compresa la nostra.
Oggi siamo noi i responsabili del futuro, e disponiamo di un’eredità importante e pesante. Non disperdiamo il lavoro di chi ha creduto in un mondo migliore anche per noi. Ragioniamo un po’ di più con la nostra tesa e col nostro cuore. È arrivata l’ora.
Libera Scirpoli