La cultura e gli ultimi giorni di Pompei
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Una densa caligine si avanza su di noi, come un torrente che stesse per precipitarsi al suolo dietro di noi.
Lasciamo la strada – dico io – mentre fa ancora chiaro, per non cadere sul passaggio ed essere schiacciati sotto il passo dei nostri compagni nelle tenebre.
(C. Plinio Cecilio il Giovane, Epistole, VI)
I versi di Plinio il Giovane, nella lettera a Tacito, raccontano degli ultimi giorni di Pompei, la città che, nel 79 d.C., fu sommersa dall’ira del Vesuvio.
Domenica scorsa mi ha affascinato il viaggio a Pompei, tra gli scavi di quella città che oggi vede riemersi gli ultimi istanti di vita, di comunità, di bellezza di un popolo che, come tanti altri, sognava, amava, ambiva.
Gli scavi archeologici per riportare alla luce l’antica città iniziarono ufficialmente nel 1748 sotto Carlo III di Spagna e attualmente sono ancora in corso. Oggi è conosciuta come la città in cui è presente uno dei siti archeologici più importanti al mondo. La città romana fu infatti sepolta dalla lava in seguito all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. La lava e la cenere sono state una sorta di copertura che ha permesso alla città di mantenersi nel corso dei secoli e di essere protetta dalle intemperie; proprio per tale ragione è rimasta intatta ed è oggi visitabile.
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Al momento in cui fu colpita da questo disastro naturale, Pompei si trovava in effetti in uno stato di notevole prosperità. Contava all’incirca ventimila residenti, le sue strade erano animate dall’attività delle botteghe gestite da artigiani e mercanti, e numerosi tra i suoi abitanti dimoravano in sontuose dimore, splendidamente ornate e affrescate. Pompei, insieme alle regioni circostanti, costituiva altresì un ambito luogo di ritiro estivo.
Così, camminando lungo quella storia incredibile, mi sembrava di ascoltare le voci, i rumori dei carri, gli odori del cibo pronto per essere assaggiato al momento (come lo street food moderno).
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È incredibile come i resti abbiano riportato alla luce i piatti con le pietanze che erano pronte per essere assaporate, in quell’allegro e vitale contesto comunitario che rappresentava la Pompei di quel tempo.
Un tempo fermato, come un’istantanea che coglie quello sguardo particolare e quel tuo modo di vestire in quel momento.
Così Pompei fu cristallizzata in quell’attimo di storia che mai più diede il tempo agli altri momenti. Fu il Vulcano a bloccare le vite, le ambizioni politiche, i sogni d’amore di un’intera comunità.
Come per magia, domenica ho provato una sensazione, estemporanea rispetto al mio sentimento di quella giornata.
La stessa cosa mi capitò in altre città, la prima volta che ci sono stata: Roma, Palermo e Berlino. Quasi come se, all’improvviso, vivessi la sensazione di quella storia intensa che era stata vissuta secoli o anni prima proprio lì, dove io ero in quel momento.
Ricordo quando a Berlino ero al confine tra l’est e l’ovest: una lunghissima striscia di ferro segnerà per sempre quella città nella sua tragica storia dove la libertà è stata vietata. Quel giorno mi feci scattare una foto con un piede ad est e uno a ovest: è stato semplicissimo quel gesto che per molti berlinesi, prima del 1989 rappresentava la vita o la morte.
A Pompei, invece, ho provato la nostalgia di una storia interrotta. E sentivo i sorrisi e i pianti, i progetti, le ambizioni, il genio, il conflitto politico, i costumi, la gastronomia, gli odori: come se tutto fosse ancora vivo, come se quelle persone rimaste sepolte in quei giorni volessero parlarci della loro storia.
Il cielo era limpido e il sole splendente. Quando sono arrivata nel foro, la grande piazza dove i pompeiani andavano a discutere della vita sociale, il vuoto mi ha impressionato; ma c’era il sole, e vedere tanti ragazzi ascoltare le guide, interessati a quella storia, mi ha fatto capire che nulla è stato distrutto, che le ambizioni di quella Pompei sommersa possono continuare a riempire di contenuti le nostre ambizioni.
Arrivata al teatro piccolo, ho vissuto una serata in quel posto, ho visto l’uomo che cerca il bello, che si vuole inebriare di sapere e cultura.
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Un viaggio nella storia è capace di lasciarti sensazioni che non ti arrivano facilmente se non vivi quei luoghi.
Quel giorno ho vissuto non solo la storia, ma anche l’attaccamento dei campani alle proprie radici.
È importante custodire e salvaguardare la storia, la cultura, l’archeologia che hanno caratterizzato chi ci ha preceduto per farci guidare nelle nostre evoluzioni, come la moderna Pompei che ha voluto ricostruirsi mantenendo le caratteristiche dell’antica città.
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Spesso crediamo che cultura e poesia siano meno importanti delle discipline che servono al nostro sostentamento, ma senza cultura l’uomo sarebbe perso, così come sarebbero perse tutte le vite di chi ci ha preceduto e ha costruito per noi le basi delle nostre vite.
Libera Scirpoli