il senso del 25 aprile è la storia di tina anselmi

28 aprile 2023

Martedì scorso abbiamo festeggiato il giorno della Liberazione d’Italia dal governo fascista e dall’occupazione nazista del paese.

La Festa del 25 aprile è l’anniversario della Resistenza, una festività dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione del paese.  

In questo periodo le donne non avevano un ruolo politico, ma furono proprio loro ad emergere e dare un contributo importante alla Resistenza.

E fu così che si conquistarono i primi seggi in Parlamento e divennero protagoniste di quella che poi sarebbe stata l’Italia Repubblicana.

Quella generazione di politici, sebbene divisa ideologicamente, fu unita da un unico ideale che la vide protagonista durante l’occupazione nazifascista: garantire libertà e democrazia.

Le madri e i padri costituenti scrissero, quindi, la più bella Costituzione esistente, la nostra Costituzione. Il contributo delle donne fu fondamentale nella stesura di tanti dei suoi articoli specie quelli dedicati a noi, alla nostra emancipazione, per affermare quel ruolo che prima di allora la donna non aveva mai avuto e forrse, per alcune, mai pensato di poter avere.

Anche io, se oggi scrivo su questa rubrica e ho realizzato alcuni progetti di vita, lo devo a loro.

Il 25 aprile quest’anno è stato festeggiato, anche attraverso polemiche per essere stato il primo con un governo di destra. Ma la televisione e le piazze hanno onorato i fatti rappresentativi di quel periodo, come i film e i documentari sulla deportazione degli ebrei – che ogni volta ci riportano all’orrore di quella macabra pagina della nostra storia – e docufiction su politici italiani che hanno partecipato alla Resistenza e poi ricostituito l’Italia del dopoguerra.

Questo 25 aprile, è andato in onda su raiuno Tina Anselmi. Una vita per la democrazia, film che ricostruisce la vicenda di una donna che è stata protagonista della nostra storia.

Tina Anselmi è stata la prima donna ad aver ricoperto – nella seconda metà degli Anni 70 – la carica di Ministro della Repubblica, del Lavoro prima e della Sanità in seguito. Prima, giovanissima, era stata partigiana. E dopo la guerra sindacalista in difesa delle donne.

Era una grandissima donna, con la qualità di andare incontro alle persone, caratteristica che si lega alla politica. Gli uomini e le donne della politica dovrebbero avere questa qualità.

“Se vuoi cambiare il mondo, devi esserci”, Tina Anselmi aveva fatto sua questa convinzione quando, insieme ai suoi compagni di scuola, è stata messa di fronte a 31 uomini impiccati dai tedeschi a Bassano del Grappa. Aveva 16 anni ed è stato in quel momento che decise di partecipare alla Resistenza. Con il nome di battaglia di “Gabriella” (ispirato all’arcangelo Gabriele) divenne staffetta partigiana. La sua famiglia lo venne a scoprire solo dopo la Liberazione.

La prima donna in Italia ad occupare un ruolo così rilevante. Nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, è stata la prima donna in un mondo di uomini. Una donna che ha aperto la strada alle altre donne.

La condizione della donna comincia a diventare un pensiero sempre più fondamentale. Nell’Italia degli Anni 50 non c’è parità salariale e anche a scuola le ragazze non hanno le stesse opportunità dei ragazzi. Nasce in lei l’idea di quella che sarà la Commissione per le Pari Opportunità.

Quando diventa titolare del Ministero del Lavoro le differenze salariali tra uomini e donne vengono abolite. Due anni dopo è Ministro della Salute. Quando sta per formarsi un nuovo governo, il sequestro di Aldo Moro stravolge l’Italia e qualsiasi iniziativa politica. Tina non si ferma ma quelle che erano le sue certezze oscillano.

C’è qualcosa nella democrazia che improvvisamente le sfugge. Quando, nel 1981, è Presidente della Commissione di indagine sulla loggia massonica P2, audizione dopo audizione, scopre gli interessi di un gruppo di potere che ha cercato di governare l’Italia in modo occulto, senza passare dal confronto democratico. E capisce che il mondo in cui aveva creduto di vivere e combattere le sue battaglie a viso aperto è molto diverso da come lo aveva immaginato. Potrebbe arrendersi, ma ancora una volta non lo fa.

Un film può insegnare alle nuove generazioni che la battaglia per la parità e la legalità va avanti da tantissimi anni e non è il momento di fermarsi.

Chi ha concepito l’idea di restituire agli italiani la storia di Tina Anselmi ha voluto lavorare sul suo spirito, la sua forza e determinazione, per raccontare alle nuove generazioni quello che è stato fatto. Questo film tv può accendere qualche lampadina su come andrebbe fatta la politica, con toni più pacati, con orgoglio e determinazione, con onestà e passione.

Ho visto il film e penso che, nonostante conoscessi bene la storia di questa grande donna, abbia acceso anche a me un’ulteriore lampadina. Quando l’anno scorso andai alla Sapienza alla mostra fotografica su Nilde Iotti, vidi una fotografia che le ritraeva insieme con sguardi fieri e sicuri, liberi. Mi emozionò tantissimo e dissi a Monica, la mia amica che partecipò con me, cosa leggevo in quella foto: era ritratta non solo la collaborazione tra donne di spessore e intelligenti, ma l’intesa tra due donne che hanno rivoluzionato il modo di stare al mondo delle donne! Quel giorno io e lei parlammo tanto nei vicoli del centro di Roma.

Donne come Tina e Nilde ci hanno tracciato la strada, rompendo il tetto di cristallo.

Le loro storie ci fanno sentire più forti e sicure.

Credo che oggi siamo noi a dover restituire qualcosa a loro: raccogliere e mettere a frutto l’immenso patrimonio che ci hanno lasciato in eredità e farne tesoro per ambire a essere donne libere!

Buon weekend a tutti voi!