Belle perchè libere (lasciamo stare la magrezza)

L’altro ieri, 15 marzo, è stata celebrata la Giornata Internazionale dei disturbi legati alla nutrizione e all’alimentazione, che viene indicata con un fiocchetto lilla. 

Ho partecipato, seppure per poco tempo, ad una bella iniziativa presso il LUC “Peppino Impastato” di Manfredonia organizzata dalle sempre attive associazioni locali e da una mia amica del liceo, Paola Guerra, oggi nutrizionista.

La sala era tutta colorata di luci lilla e sul palco si sono alternate donne professioniste che hanno rappresentato il fenomeno dei disturbi alimentari percorrendone cause, conseguenze e rimedi.

I disturbi alimentari rappresentano, secondo il Ministero della Salute, una problematica di sanità pubblica di crescente rilievo, specie alla luce dei recenti dati epidemiologici. Negli ultimi anni vi è stato un notevole abbassamento dell’età di esordio, con conseguente elevato rischio di danni permanenti per la salute, dovuti soprattutto allo stato di malnutrizione. 

I disturbi dell’alimentazione sono particolarmente diffusi nel genere femminile, soprattutto tra le ragazze, anche se possono colpire pure i maschi e tutte le fasce d’età. Sono caratterizzati da serie alterazioni dello stato di nutrizione che si possono individuare indipendentemente dal peso corporeo. I disturbi legati alla nutrizione e all’alimentazione si associano a una grave sofferenza psicologica ed emotiva e a difficoltà relazionali e sociali. Tra di essi vi sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da binge-eating e altri disturbi senza specificazioni. 

Sono stata anche io adolescente, ho vissuto l’epoca delle insicurezze e del volersi sentire belle come obiettivo primario. Leggevamo il “cioè” e ammiravamo le bellezze delle protagoniste di Beverly Hills 90210 e le top-model delle sfilate di Versace e Chanel.

Ma perché si arriva a denutrirsi per sentirsi belle? 

Ieri ci tenevo particolarmente a partecipare all’iniziativa organizzata da Paola. Quando ho ricevuto l’invito ho fatto un viaggio nel passato, fermando la mente ai tempi in cui io e lei eravamo compagne di banco al Ginnasio di Manfredonia.

Diventare anoressiche o bulimiche non deriva sempre dal sentirsi brutte, ma anche da fattori psicologici di altra natura o socio-familiari. Nel caso che vi sto per raccontare non esisteva alcuna problematica di questo tipo, ma semplicemente la voglia di essere magra per sentirsi più bella.

Avevamo 15 anni, Paola mi vedeva sempre più magra. A giugno ero arrivata a pesare 48 chili con 1,75 metri di altezza.

Non avevo problemi psicologici, ero una ragazza attiva, piena di amici, seguivo già la vita sociale e sognavo di diventare una giornalista di calcio. Ero amata da una famiglia sempre presente e dagli amici. Non mi mancava niente. 

Avevo solo voglia di imitare gli standard dettati da un periodo (gli anni 90) che piazzava sulle copertine soggetti magri e filiformi. Pensavo che così sarei stata più bella.

E invece era l’esatto contrario, non mi reggevo in piedi, avevo perso la mia innata voglia di organizzare feste e non sorridevo più. 

Senza parlare poi delle conseguenze sul fisico.

I miei genitori sono intervenuti tempestivamente, così come tutti i miei amici e per fortuna ho ripreso peso e, in meno di un anno, sono tornata alla “normalità”.

Difatti amo il cibo e credo sia uno dei piaceri della vita da non perdersi!

Dunque una piccola parentesi, finita bene. Purtroppo, in quel periodo, una mia amica ha preso quella strada, e ancora oggi soffre di disturbo alimentare, fattore che le ha condizionato tantissimo la vita in negativo. 

Qualcuno le diceva che aveva le gambe troppo grosse, che era brutta. Ma non era affatto così.

Quelli erano anni in cui la bellezza era diventato un fattore predominante, con le tv che imponevano modelli troppo estremi, mentre la normalità non veniva considerata.

Per fortuna, crescendo, e grazie alla famiglia, si acquisiscono i valori su cui fondare la propria personalità.

Il primo aspetto da curare è l’anima, e poi la bellezza.

Oggi, anni ’20 del 2000, lo standard di bellezza è cambiato e assistiamo ad una uniformazione dei volti delle donne: labbra gonfie e toniche, visi super idratati e quasi gommati, soppracciglia disegnate a ciclostile e facce che non si muovono. L’altra sera scorrendo tra i canali TV mi è apparso un corpo di una donna seminudo, gommato e lucido che faceva una doccia. La casa del grande fratello vip offre anche questo. 

Contemporaneamente, sui social leggevo gli insulti maschilisti e sessisti riferiti alla faccia di una politica che non è avvenente, ma di certo non è lì per un concorso di bellezza. Anche grazie a questi messaggi la società (ovvero noi) si riconosce sempre più nella bellezza gommata, deviando la crescita dei giovani e ridicolizzando la sostanza delle cose. La conseguenza la verifichiamo sul social Instagram dove le adolescenti postano foto “da modelle” e seminude, in atteggiamenti sensuali e ammalianti.

Per fortuna, come dicevo venerdì scorso, la TV è anche esempio di donne coraggiose e vere! Perciò non si può generalizzare.

Tutto ruota intorno alla bellezza e al sex appeal?

Come nel mio caso, ci sta che a quell’età si voglia essere belle, anche perché il corpo cambia e tu vorresti incidere e farlo essere come ti piacerebbe.

Ma ognuna di noi è bella come è e non deve fare della bellezza una performance della vita per conquistare l’altro e avere successo. 

Da donna sono convinta che sia importante l’aspetto esteriore, così come essere curati. 

Ci tengo da sempre alla moda e alla forma fisica, ma il mio corpo lo rispetto. Non posso chiedergli quello che non può essere.

La saggezza dei romani antichi ci suggeriva il detto mens sana in corpore sano.

Curare il corpo fa bene alla salute. Una dieta sana, sport, trattamenti. Ma bisogna curare in primis la propria anima, le proprie ambizioni sociali, il sapere, i rapporti con le persone. Altrimenti resteremmo un mero corpo senza forza né correlazioni. Senza vita, senza senso.

Dunque ieri, durante il confronto organizzato da Paola e le associazioni di Manfredonia, ho pensato che le ragazze abbiano bisogno di riferimenti forti per non cadere nel tunnel dell’anoressia. Perché oggi si è più fragili di ieri. Forse i ragazzi si sentono più soli rispetto a quando noi eravamo adolescenti. L’alienazione sociale è più diffusa e ciò non aiuta, così come non ha aiutato il periodo di pandemia che ha lasciato il segno, specie in quella fascia di età.

Mi auguro che ogni ragazza con questo tipo di disagio, possa trovare la luce che illumini la propria bellezza, quella vera.

Io ho imparato, e continuo a farlo, che nella vita quello che conta è la traccia che lasci. È la libertà di essere se stesse e di vivere la vita che ci è stata donata cercando di fare il più possibile quello che ci piace.

Essere ambiziose è importante. Ma non ambiamo ad essere magre e bellissime, piuttosto ad esse LIBERE! Così saremo anche più belle, perché più soddisfatte di noi sorrideremo di più!

Buon weekend a tutti voi!